Il mondo sportivo è percepito come un ambiente per sua natura protetto, sereno e inclusivo, e nella stragrande maggioranza dei casi è davvero così. Purtroppo, però, non è esente da fenomeni come razzismo, bullismo, cyberbullismo, discorsi d’odio (https://www.adastravolley.com/ad-astra-aderisce-al-progetto-odiare-non-e-uno-sport/), discriminazioni basate su genere, etnia, religione, ecc. fino a casi più gravi di maltrattamenti, molestie, violenze e abusi fisici o psicologici.
Per rendere dunque il mondo dello sport sempre più sicuro e per dotarlo di strumenti, anche giuridici, volti a prevenire e sanzionare ogni forma di violenza, è intervenuta la Riforma dello Sport.
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ToggleSafeguarding: che cosa dice la Riforma dello Sport
La Riforma dello Sport ha predisposto dei nuovi obblighi per le società e associazioni sportive, finalizzati a creare un ambiente sicuro e sano, in cui tutti gli atleti possano vivere in un clima di rispetto e fiducia.
Le varie federazioni, tra cui la Fipav, si sono mosse tempestivamente per fornire alle società affiliate degli strumenti efficaci per ottemperare alle nuove regole.
Anche Ad Astra ha adottato il proprio “Modello Organizzativo e di Controllo dell’attività sportiva” e il proprio “Codice Etico di Condotta” in materia di Safeguarding, con aderenza alle Linee Guida della FIPAV.
L’istituzione del Safeguarding Sportivo
La Riforma dello Sport 2023 prende avvio nel 2019, con la Legge Delega n. 86/2019, cui hanno avuto seguito cinque Decreti Legislativi nel 2021. La Riforma tocca vari aspetti (ne abbiamo parlato approfonditamente qui e qui), tra cui anche il tema delicato della tutela degli atleti.
L’articolo 16 del Decreto Legislativo 39/2021 sulla Riforma dello Sport richiede che le società e associazioni sportive predispongano dei modelli organizzativi e di controllo dell’attività sportiva.
Le società e associazioni devono anche adottare dei codici di condotta a tutela dei minori, per la prevenzione delle molestie, della violenza di genere e di ogni altra discriminazione prevista dalle leggi civili e penali già in vigore (per esempio, sulla base di etnia, genere, religione, disabilità, età ecc.).
Dopo varie proroghe da parte del Governo, è stato posto il 31 agosto 2024 come termine per le società sportive per adottare un Modello Organizzativo e di Controllo dell’attività sportiva, e il 31 dicembre per nominare un Responsabile delle Politiche di Safeguarding (Safeguarding Office).
Anche il CONI, con una Delibera della Giunta Nazionale (n. 255 del 25/7/2023) aveva previsto per le società sportive la nomina di un “responsabile contro abusi, violenze e discriminazioni”: una figura con funzioni analoghe al Responsabile delle Politiche Safeguarding, tanto che possono coincidere anche nella stessa persona.
Le federazioni sportive si sono subito attivate per fornire ai propri affiliati delle linee guida a cui ispirarsi per creare il proprio modello, da adattare alle esigenze specifiche: ogni società, infatti, raccoglie uno o più sport diversi, ha una composizione di propri tesserati differente, gestisce più o meno impianti sportivi, ecc.
Safeguarding Sportivo: come si è mossa la Fipav
La Fipav (Federazione Italiana di Pallavolo), come recita il Regolamento apposito, “garantisce il diritto fondamentale di tutti i tesserati di essere trattati con rispetto e dignità, nonché di essere tutelati da ogni forma di abuso, molestia, violenza di genere e da ogni altra condizione di discriminazione, indipendentemente da etnia, convinzioni personali, disabilità, età, identità di genere, orientamento sessuale, lingua, opinione politica, religione, condizione patrimoniale, di nascita, fisica, intellettiva, relazionale o sportiva.”
La Fipav è stata una delle più federazioni più sollecite a emanare le linee guida, vincolanti per tutte le ASD e SDD affiliate, che devono tradurle in regolamenti e pratiche: un modello organizzativo, appunto, da diffondere presso tutti coloro che fanno parte dell’associazione stessa (atleti, allenatori, dirigenti, amministrativi, volontari, genitori ecc. ecc.)
La Fipav ha anche creato, con nomina del Consiglio Federale, un Safeguarding Office: un organismo, composto da almeno tre membri, scelti tra esperti di vari settori (docenti universitari, magistrati, avvocati, notai, medici, psicologi, sportivi…), incaricato di adottare le iniziative necessarie per prevenire e contrastare ogni forma di abuso e discriminazione ai danni delle tesserate e dei tesserati federali.
Non solo: vigila anche sull’adozione e sull’aggiornamento, da parte di ASD e SDD, dei modelli organizzativi e sulla nomina del Responsabile delle Politiche di Safeguarding, e riceve le segnalazioni da parte di chi viene a conoscenzadi comportamenti inappropriati, o li subisce, informandone la Procura Federale.
Per approfondire: www.federvolley.it/safeguarding

Che cosa è il Safeguarding nella pratica?
Il Safeguarding è un insieme di politiche e pratiche adottate per garantire un ambiente sicuro, protetto e inclusivo per tutti gli atleti, in particolare i minori, ma anche categorie purtroppo più a rischio, come donne e disabili.
Il fine principale è prevenire che si verifichino atti come appunto abusi, violenze o discriminazioni, ma anche intervenire prontamente in caso di violazioni del codice di condotta.
I Modelli organizzativi e di controllo devono prevedere modalità di prevenzione e gestione del rischio, protocolli di contenimento del rischio stesso e gestione delle segnalazioni, gli obblighi informativi.
I Codici di condotta stabiliscono obblighi, comportamenti e divieti, che traducano nella pratica i principi di lealtà, correttezza, uguaglianza e inclusione, che sono alla base del Safeguarding.
Nella pratica, le società devono partire da un’analisi delle attività e delle aree potenzialmente più a rischio (spogliatori, docce…), delle modalità con cui si svolgono gli allenamenti e con cui avviene l’accesso ai locali, se c’è un custode o meno, come sono gestiti gli eventi sportivi e le trasferte, come si svolge la comunicazione ecc.
Da questa “mappatura” si possono trarre regole di comportamento ben definite e stabilire le sanzioni per chi le disattende.
Tutti i documenti relativi al Safeguarding devono essere divulgati, in modo che ogni tesserato ne sia a conoscenza: attraverso siti internet, pagine social, bacheca, stampate… ogni società, con il proprio Responsabile del Safeguarding, individuerà i mezzi più adatti.
La documentazione deve essere sottoposta a revisione almeno ogni tre anni.
Formazione e Certificazione del Responsabile Safeguarding
La Riforma dello Sport lascia alle società la facoltà di scegliere il Responsabile del Safeguarding al proprio interno oppure di affidarsi a un professionista esterno, come, per esempio, ha deciso Ad Astra (vedi oltre).
In entrambi i casi, i requisiti necessari sono:
- avere le competenze adeguate: conoscenze e strumenti
- essere autonomo e indipendente rispetto all’organizzazione, cioè libero da ogni forma di interferenza o condizionamento da parte della società sportiva
- essere incensurato;
- non aver riportato per almeno 10 anni squalifiche o sospensioni superiori a un anno in ambito sportivo;
- essere coordinato al Safeguarding Office della federazione corrispondente (nel nostro caso, la Fipav)
Che cosa fa il Responsabile Safeguarding
Il compito principale riguard la vigilanza sulla corretta applicazione del Regolamento della Fipav (vedi sopra), del Modello organizzativo e del Codice etico e di condotta adottati dalla società.
Di conseguenza deve:
- adottare le opportune misure (anche d’urgenza) per la prevenzione e il contrasto degli atti di cui si è detto;
- informare e sensibilizzare tutti coloro che fanno parte della società sportiva;
- raccogliere le segnalazioni e comunicarle ai vertici della società e all’organo preposto presso la federazione, fornendo tutta la documentazione e le informazioni necessarie;
- partecipare alla formazione obbligatoria organizzata dalla Fipav.
Nella sua attività di controllo, può fare ispezioni, anche senza preavviso, presso le palestre e le strutture sportive.

Il Safeguarding in Ad Astra: intervista al Responsabile
È possibile consultare la documentazione relativa al Safeguarding elaborata da Ad Astra nell’apposita sezione del sito: www.adastravolley.com/safeguard/.
Come Responsabile del Safeguarding, è stato nominato il dottor Andrea Banfi, laureato in Giurisprudenza, con una lunga esperienza nell’ambito della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro, in particolare per quanto riguarda i minori (si presenta qui).
Gli abbiamo chiesto di spiegarci che cosa prevede, in pratica, il suo ruolo.
Banfi: Il Safeguarding, di cui sono il responsabile in Ad Astra, abbraccia a 360° la sicurezza del minore e in generale dell’atleta. Quindi mi occupo non soltanto delle modalità dell’allenamento o delle segnalazioni, ma, per esempio, vigilo anche sull’attività manutentiva degli allenatori, verifico se ci sia personale adeguatamente formato per il DAE (defibrillatore) ecc.
Ad Astra: Il Safeguarding riguarda soltanto i minori?
Banfi: Il DL 39/2021, che ha introdotto il Safeguarding, approccia la questione del minore, che può essere anche disabile. Poi, all’interno dello stesso decreto e delle linee guida adottate dalle varie federazioni si fa riferimento all’atleta in generale, in tutte le sue sfaccettature, e si parla di inclusione a tutto tondo, al di là dell’età.
Ad Astra: La legge è appena entrata in vigore, quindi è ancora presto per dare un’opinione completa. Ma, in base anche alla sua esperienza, le misure appaiono efficaci? Sono di facile applicazione?
Banfi: La materia è molto delicata e deve essere trattata con i giusti criteri e non in modo sommario. Oltre alla corretta implementazione della documentazione necessaria, cerchiamo di affrontare la questione dal punto di vista della consapevolezza, per esempio incontrando di persona gli atleti, i tecnici, i dirigenti. L’obiettivo è condividere le regole di condotta previste dalla federazione di appartenenza e recepite dalla società, e le eventuali nuove norme introdotte dalla società rispetto a quelle delle federazioni. Nel confronto nascono discussioni e vengono fuori moltissimi spunti di riflessione e di miglioramento, e le persone iniziano a capire le problematiche che ci sono dietro. Sottolineo che anche prima del Decreto i tecnici, i dirigenti ecc. avevano delle responsabilità per quanto riguarda la salute e la sicurezza del minore, quindi non è necessario cambiare modo di lavorare. Semplicemente queste pratiche, che si seguivano già, ora sono formalizzate, prima all’interno di un decreto e poi in un documento ufficialmente riconosciuto dalla società. E qualcosa sta cambiando: in questi mesi sono arrivate alle federazioni non tanto segnalazioni, quanto maggiori richieste di consigli, di informazioni, anche da parte di genitori. Questo è positivo. Il percorso di consapevolezza serve anche a far capire che lo strumento delle segnalazioni non va usato come uno mezzo di sfogo, rivalsa o ripicca. Ci si augura che serva prima a far emergere certi casi, che magari prima non venivano segnalati per paura o sfiducia, e poi a farli diminuire o sparire, perché il Safeguarding funziona.
Ad Astra: Come si strutturerà la sua attività in Ad Astra? Quali sono le sue responsabilità?
Banfi: In Ad Astra organizzeremo presto degli incontri prima di tutto con i tecnici e gli allenatori. Poi, anche se sarà un po’ più complicato, anche perché sono tanti, coinvolgeremo anche gli atleti tesserati e i genitori di atleti minorenni. Intanto creeremo delle “pillole” informative per cominciare a spiegare che cosa è il Safeguarding. Una delle disposizioni è infatti l’obbligo di fare attività formativa, anche se le modalità non sono specificate, che riguarda tutti, anche i volontari, che spesso ci sono all’interno delle società, e i genitori.
La mia responsabilità riguarda principalmente l’obbligo di segnalare abusi, che vedo o di cui vengo a conoscenza, al responsabile Safeguarding federale. E potrei essere ascoltato come persona informata dei fatti, oltre a collaborare con le autorità competenti. Come qualsiasi cittadino, poi, se vengo a conoscenza di un reato posso avvisare direttamente le autorità competenti.
È previsto anche un fondo cassa, se si rendesse necessario fare delle indagini interne, nel caso in cui le segnalazioni non sono così circostanziate.
Io come Responsabile svolgo ispezioni e sopralluoghi, metto a disposizione i canali per le segnalazioni (telefono, mail) e sono disponibile anche per chiarimenti.
Se hai altre domande o richieste di approfondimento, in attesa che siano organizzati gli incontri, contattaci, anche attraverso la Segreteria!