Come nascono le sinergie? A volte per puro caso, a volte per un incontro avvenuto semplicemente perché si è accettato un invito. Mettendosi in gioco e scoprendo che ci sono altri animati dai nostri stessi valori. Che si possono unire le forze per costruire qualcosa di ancora più grande.
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ToggleA canestro con rispetto: il 3° Torneo di baskin
Un sabato piovoso, malgrado sia maggio inoltrato, in un oratorio di periferia, ragazze e ragazzi con vari tipi di disabilità giocano insieme a compagni normodotati, sfidandosi in un torneo di baskin. Nonostante il torneo sia solo il terzo, a causa anche della pandemia, il baskin a Sesto San Giovanni è presente dal 2015, grazie alla Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione e al sostegno di altre realtà che operano nel sociale sul nostro territorio, come l’Associazione Genitori de “La Nostra Famiglia”.
Cos’è il baskin?
Il baskin è un gioco ispirato al basket, pensato per permettere, appunto, ad atleti disabili e normodotati di scendere in campo insieme: quindi è uno sport realmente inclusivo. Esattamente come il sitting volley, che invece è arrivato in città da pochissimo, con il primo corso inaugurato da Ad Astra giusto un mese fa (scopri com’è andata: https://adastravolley.com/ad-astra-porta-il-sitting-volley-a-sesto-san-giovanni/).
Era dunque destino che questi due sport finissero per incontrarsi.
Alessia Pezzot è la fondatrice e la responsabile del baskin a Sesto San Giovanni. Partendo dalla sua esperienza di assistenza a un ragazzo autistico, si era resa conto che a Sesto mancava la possibilità di fare sport per i disabili. Ha quindi partecipato a un bando a Milano e, con il sostegno di alcune realtà sul territorio e del Comune di Sesto, nel 2015 è riuscita a portare questa attività in città. Che è proseguita, anche tra mille difficoltà, e conta oggi una trentina di ragazze e ragazzi dai 14 anni in su, di cui circa la metà disabili.
In che cosa consiste il baskin:
https://www.youtube.com/watch?v=Iq58Qg5x-s8
“Nello sport cresce l’inclusione, nell’inclusione cresce lo sport”
Concluso il torneo, c’è stato un momento di dibattito e confronto sull’inclusione attraverso lo sport, “perché – ha detto il moderatore Stefano Rivolta, genitore di tre giovani giocatori di baskin e membro dell’Associazione Genitori de “La Nostra Famiglia” – ci sono altre esperienze nel mondo dello sport e dell’inclusione, ed è importante che queste realtà si incontrino e si raccontino, per immaginare una città sempre più inclusiva.”
L’esperienza di Ad Astra e il sitting volley
Flavio D’Annunzio, presidente di Ad Astra, invitato come relatore, ha raccontato la nascita dell’associazione, l’idea che l’ha ispirata, e la decisione di creare un corso di sitting volley (per saperne di più: https://adastravolley.com/sitting-volley/). Anch’esso uno sport inclusivo, ma con la particolarità che lo è… per i normodotati, che normalmente giocano in piedi, ma qua devono mettersi seduti e non staccare mai il bacino da terra. A terra, valgono altre regole, e i disabili hanno prestazioni molto migliori rispetto a giocatori normodotati. Il sitting volley consente quindi di entrare realmente nel mondo dei disabili, non di portare loro nel nostro di cosiddetti “normali”.
“Ma l’inclusività nello sport – prosegue sempre D’Annunzio – dovrebbe essere un concetto molto più ampio: riguardare maschi e femmine, giovani e anziani, stranieri e Italiani, perché non serve conoscere la stessa lingua per giocare. L’inclusività dunque è un valore sociale e lo sport è un terreno neutrale, su cui tutti possiamo confrontarci, nonostante tutte le differenze. Certi valori o diventano una consuetudine quotidiana, da applicare con chiunque, oppure non diventano un modo di essere, ma un modo di fare. Spero che possa nascere presto a Sesto una sinergia tra il baskin e il sitting volley, in modo che che sia una scelta più ampia per tutti”.
Il baskin e gli sport inclusivi: come farli crescere
Renato Baroni, referente del baskin a livello regionale, ricorda come il baskin sia nato nel 2003 in Italia, e non è un caso. Perché in Italia una cultura dell’inclusione c’è già da fine anni ’70, con la legge che aveva eliminato le classi speciali e garantito a tutti i ragazzi la possibilità di accedere a un percorso didattico inclusivo. Non è dappertutto così, il baskin non si è ancora affermato in altri Paesi europei. L’inclusione dunque è favorita anche perché c’è un insieme di regole, di leggi e di opportunità, che danno la possibilità a tutte le persone, disabili e non, di confrontarsi e dialogare con la diversità. Le società di baskin in Italia sono però soltanto 150, quelle di sitting volley ancora meno. Quindi l’inclusività c’è, ma suddivisa in piccole “isole”. E’ necessario farla crescere in modo capillare, in modo che ogni comune abbia una realtà sportiva che offra ai disabili la possibilità di fare sport, meglio se inclusivo.
Lo sport come progetto di vita
“Tukiki”, un progetto nato all’interno della società calcistica femminile Minerva Milano, offre dei servizi che vanno oltre la mera finalità ludica e calcistica, ma inserisce i ragazzi all’interno di un progetto di vita. Lo sport, insomma, non serve solo a occupare del tempo, ma a investire in un’attività che possa avere delle finalità in modo sinergico con altre agenzie che ruotano intorno ai bisogni specifici dei ragazzi. “Per noi genitori, – ha detto Fiorella – l’inclusione è un diritto che deve essere acquisito, lo dobbiamo pretendere a tutti i costi. All’interno di queste realtà i nostri ragazzi possono usufruire di servizi che spesso non sono garantiti a livello istituzionale. Con loro i ragazzi vanno in barca a vela, vanno a sciare, fanno bob… nessuno escluso. Non possiamo più immaginare che i nostri figli debbano rinunciare a queste opportunità! Quindi queste esperienze devono essere promosse e sostenute a tutti i livelli, raccontate e anche copiate. Serve fare rete!”
Sport e inclusione: cosa può fare la politica
Roberta Pizzochera, Assessore al Welfare e alle Pari Opportunità del Comune di Sesto, ha evidenziato come, per entrare in contatto profondo con il mondo della disabilità, occorre “cambiare pelle”, compresi educatori, operatori, assistenti sociali ecc. Se fino a poco tempo fa le normativa e l’approccio erano più di tipo assistenzialistico, oggi è più capacitante, che si focalizza sulle abilità della persona e non sui suoi deficit, attraverso la relazione interpersonale. Bisogna quindi puntare sulla formazione dei professionisti coinvolti, anche i tecnici della Pubblica Amministrazione. Poi c’è la questione dei contributi: oggi la normativa del terzo settore ci viene in aiuto. L’Assessore ha ribadito l’impegno dell’Amministrazione nel trovare un punto di incontro e di coprogettazione con le società sportive che si occupano di disabilità, ampliando la tipologia di sport che siano adatti alla disabilità.
Dialogare tra realtà diverse
A Sesto ci sono tante realtà di sport inclusivo, come il karate (ma fino a qualche anno fa c’erano anche il calcio e le bocce paralimpiche), che spesso non sono conosciute e che vale la pena scoprire. E’ necessario che trovino un luogo dove incontrarsi e capire come promuovere queste esperienze, creando dei percorsi che incrocino altri progetti educativi. Tutti auspicano che possano essere presto ripristinati alcuni servizi pubblici, come lo Sportello per lo sport del Comune di Sesto, e manifestazioni come “Sport senza barriere”, che creano anche momenti di aggregazione sociale più ampi.
Baskin&sitting volley
Nell’ottica di ampliare l’offerta di sport inclusivi, riaprendo anche attività che c’erano in passato e si sono perse, come il calcio e le bocce paralimpiche, Alessia Pezzot si è dichiarata molto disponibile a costruire una sinergia tra il baskin e il sitting volley di Ad Astra, magari organizzando una giornata in cui giocatori di una disciplina provano l’altra e viceversa, per divertirsi e conoscere qualcosa di nuovo. Per stare insieme. Nessuno escluso.
Stay tuned!
Per saperne di più
Ente Italiano Sport Inclusivi: https://eisi.it/